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Finali, aneddoti ed emozioni: la Reyer di capitan Mery Andrade


Giovedì 6 maggio si alza il sipario sulla finale scudetto che l'Umana Reyer torna a disputare dopo dodici anni. Le orogranata sfidano Schio, avversaria già di due finali in stagione, in Supercoppa e Coppa Italia.
Protagonista della finale del 2009 e capitana di quella Umana Reyer era una giocatrice straordinaria: Mery Elizabeth Fernandes Andrade da Nossa Senhora da Graça, Portogallo.

Mery disputò quattro stagioni in orogranata vincendo una Coppa Italia e una Supercoppa nel 2008 e giocò in Italia per più di dieci stagioni.

"La Reyer che sfidò Taranto in finale scudetto era figlia di quella che vinse la Coppa Italia contro Schio - racconta Mery - Ricordo che dopo il primo quarto fantastico che giocammo contro le scledensi pensai "siamo una squadra molto forte!", avevamo le basi per vincere nel tempo, come oggi anche all'epoca l'Umana voleva vincere continuativamente.
Cosa ricordo della finale scudetto? Fu un anno micidiale perché eravamo una bella squadra, equilibrata, e avevamo fatto molto bene anche in Eurolega, vincendo sette partite su sette nel girone (unica squadra italiana a riuscirci). Un'annata stupenda che si concluse con la finale contro Taranto che era una squadra fortissima, ce l'abbiamo messa tutta giocando fino alla fine, loro erano costruite per stravincere, ma gliel'abbiamo fatta sudare giocandoci tutte le nostre carte.

Sono arrivata alla Reyer nel 2006 e c'erano un centinaio di tifosi sugli spalti, familiari e amici inclusi - continua Andrade - Alla fine di quell'anno arrivammo in semifinale e il Taliercio si riempì senza più svuotarsi per tutte le stagioni in cui ho giocato a Venezia.
Mi ricordo che quando arrivai al Palasport per giocare la finale il parcheggio era già pieno due ore prima e credo che tanta gente non sia potuta entrare, mi viene la pelle d'oca a pensarci. Ancora oggi ho tanti amici a Venezia che sento spesso, amicizie che porterò con me tutta la vita.

In quella squadra giocava una certa Giorgia Sottana, all'epoca giovanissima...

"Tra le compagne di squadra a cui sono più affezionata c'è certamente Giorgia! - esclama Mery - lei è sempre stata un talento del basket italiano, poche sono forti come lei e sono fortunata ad averci giocato assieme alla Reyer.
Mi ricordo che la facevo arrabbiare perché le chiedevo se aveva quattordici o quindici anni, mentre lei ribatteva orgogliosa "diciassette!", era una giovane con animo da veterano, una ragazza già esperta, "old school". Sin da piccola vedeva la pallacanestro e non aveva paura di essere corretta in ciò che sbagliava, per quello era bravissima. Ogni tanto litigavamo, ma imponevo che il litigio durasse massimo tre secondi a testa, tre per me e tre per la sua replica, poi si giocava, non si chiacchierava!
Lei in difesa non si applicava al massimo e mi arrabbiavo perché non difendeva duro come facevo io.
Coach Massimo Riga un giorno mi disse di lasciarla esprimersi e crescere e allora per una settimana non le dissi niente durante gli allenamenti, anche quando sbagliava. Ma lei era troppo intelligente e capì subito, "perché non mi correggi più!?", voleva essere corretta e aiutata.
Giorgia è competitiva come poche, con me è sempre stata molto umile e mi faceva sempre una domanda in più, e poi era sempre in palestra, sempre.

Sembra proprio che la Reyer ti sia rimasta nel cuore da come ne parli, confermi?

Ora vivo a Boston, perché la mia stagione da assistant coach agli Erie BayHawks (la squadra di G-League dei New Orleans Pelicans "ho conosciuto e lavorato con Nicolò Melli l'anno scorso al training campo, abbiamo parlato molto di Italia) è finita e sono in attesa di tornare in Italia e a Venezia, vivo con mia mamma.
Penso che quando si parla di uguaglianza tra sport femminile e maschile, si trovino rari casi concreti dove si lavora con pari opportunità. La Reyer è tra le rare realtà con una visione uguale per un atleta donna e uomo. Lavorare in una società che si prende cura di te come per la prima squadra maschile ti dà una spinta in più per fare sempre meglio.
Alla Reyer c'è un livello di professionalità non facile da trovare, di solito un'atleta dà almeno ciò che riceve, e la Reyer dà tanto.
Allo stesso tempo è un club con un connotato familiare forte: ho grandi ricordi di Luigi Brugnaro e Paolo De Zotti, professionisti fenomenali che crearono un ambiente piacevole in cui si lavorava bene.

La Reyer è la mia squadra del cuore!
Mi sento ancora con tutte le mie compagne con cui ho giocato in Italia. Coach Massimo Riga l'ho sentito l'anno scorso, una persona molto tranquilla. da quando arrivò in Reyer mi diede sempre grande disponibilità e rispetto, diceva "il mio capitano non si tocca", super.

Chi vince la finale?

In finale devi giocare ogni partita come se fosse quella decisiva, quella che si gioca oggi è l'ultima e ogni secondo è decisivo, dal primo all'ultimo. Ti giochi tutta la stagione, non c'è da risparmiarsi, si gioca sopra gli infortuni e devi finire esausta tutte le partite. E' molto bella la rivalità che si è creata negli ultimi anni tra la Reyer e Schio, sicuramente saranno finali molto belle, vincerà chi ora è nella miglior forma fisica e mentale.
Chi vince? Non lo voglio dire! Però la squadra del cuore è sempre la squadra del cuore.
In bocca al lupo a tutti, ci vediamo presto!".

Grazie di cuore a Mery Andrade per l'intervista!

Gara1 della finale scudetto è in programma al Palasport Taliercio giovedì 6 maggio alle 19.00. Diretta tv su Orler Tv, canale 144 del digitale terrestre e 814 di Sky).


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